Intervista Carlotta Rossi Luciani

"CAREL è sempre stata un'azienda che aveva la sostenibilità nel cuore."

 

Da quando si parla di ESG in CAREL?

Fin dalla fondazione, CAREL ha sempre avuto nel suo DNA l’attenzione alla sostenibilità specialmente quella ambientale, in quanto ci siamo sempre rivolti ad un mercato che esigeva il risparmio energetico. Naturalmente negli anni ‘70, ‘80 e ‘90, ciò era direttamente correlato a un risparmio in termini economici. Ma quello che nei primi anni 2000 risultava "solo" una questione economica, si è rivelato essere anche un’azione importante verso l'ambiente, in quanto risparmiare energia significa salvaguardare le risorse del nostro pianeta. Il nostro core business è offrire ai nostri clienti soluzioni che permettano di consumare meno energia e di impattare meno nell'ambiente e per farlo, abbiamo da sempre investito nella ricerca.

Per quanto riguarda la sostenibilità sociale, siamo sempre stati "silenziosamente" attivi senza aver mai la necessità di comunicarlo all'esterno. Però, negli anni, ci siamo resi conto che è importante raccontare quello che facciamo anche sotto l'aspetto del sociale, affinché tra i colleghi e tra tutti gli stakeholder si crei un po’ più di cultura della sostenibilità e di senso di responsabilità e appartenenza al Gruppo. Negli anni abbiamo sempre cercato di sostenere il nostro territorio, partendo dai piccoli fornitori locali fino alle associazioni e alle istituzioni, e anche se le nostre dimensioni sono cambiate e siamo cresciuti enormemente non abbiamo mai perso il legame con le nostre radici. CAREL è sempre stata un'azienda che aveva la sostenibilità nel cuore.

 

Come la quotazione ha influenzato i temi ESG?

Sicuramente, quando ci siamo quotati, abbiamo capito che la sostenibilità cominciava ad essere un requisito che avrebbe fatto la differenza per il futuro ed il successo della nostra azienda.

Abbiamo iniziato a preoccuparci pertanto anche degli aspetti burocratici e legali necessari, iniziando ad esempio a stilare le dichiarazioni non finanziarie. Abbiamo dovuto cambiare il nostro approccio, poiché prima della quotazione pensavamo che essere sostenibili doveva essere principalmente una cosa che facesse bene a noi e agli altri, ma che non dovesse "appesantire" il nostro lavoro. Abbiamo compreso presto che non si trattava di appesantirlo, ma di standardizzarlo come eravamo abituati a fare con tutti gli altri processi. Sono stati anni di training che però ci hanno portato, ad oggi, ad essere tra le migliori aziende del nostro settore che agiscono sulle tematiche legate alla sostenibilità.

 

Come si coniugano i temi ESG alla mission di CAREL?

Abbiamo operato in modo che il piano di sostenibilità si integrasse in breve tempo nei piani di business. Non siamo una ONG, siamo un'azienda che deve trarre dei profitti. Però la generazione del profitto deve avvenire in maniera sostenibile e ciò significa progettare e produrre prodotti che avranno un impatto favorevole nella nostra società.

Environment: quali sono le principali azioni compiute e attualmente in corso?

Uno dei macro obiettivi del primo piano di sostenibilità è stato quello di definire delle azioni necessarie a ridurre al minimo il nostro impatto sull’ambiente. Tra le molte attività stilate nel piano posso raccontarvene alcune. Sono molto orgogliosa del fatto che abbiamo iniziato, come previsto nel piano, a installare i pannelli fotovoltaici nei nostri stabilimenti produttivi in Italia e all’estero e prevediamo di continuare con questa attività anche nel 2024. Abbiamo poi definitivamente sostituito l’illuminazione dei nostri stabilimenti produttivi prediligendo luci a led a bassissimo consumo, ma ad alta efficienza. Stiamo poi lavorando molto per analizzare la nostra catena di fornitura e cercare di renderla più sostenibile possibile.

 

E in ambito sociale?

Abbiamo cercato di lavorare principalmente all'interno per arricchire quello che è il welfare aziendale, far vivere bene le persone che lavorano in CAREL e fare in modo che il loro bilanciamento tra vita lavorativa e vita privata sia il migliore possibile.

Lo smart working è stato inizialmente imposto dalla pandemia, ma abbiamo poi deciso di mantenerlo in quanto a nostro avviso può essere una chiave di volta per il benessere dei dipendenti. Passare una o due giornate a settimana a casa con i propri familiari, pur lavorando e comunque rispettando i propri impegni, permette di gestire meglio sia la famiglia che il lavoro: penso alle mamme che hanno figli (e lo dico per esperienza personale) o alle famiglie dove sono presenti persone anziane o persone che hanno bisogno di assistenza… ma anche a coloro che vogliono mantenere i propri hobby, le proprie passioni, e che spesso fanno fatica a causa di rigidi orari di lavoro.

Da anni poi abbiamo istituito le Borse di Studio per i figli meritevoli dei dipendenti e i bonus per la frequenza degli asili nido. Sicuramente c'è ancora molto che si può fare. Anche la filosofia lean ci insegna che non c'è mai un punto di arrivo, ma c’è sempre un miglioramento continuo. Personalmente, mi è piaciuto coniugare la sostenibilità con questa filosofia che da quasi vent’anni ci guida.

A livello di comunità locale, abbiamo deciso di supportare continuativamente alcune delle principali attività sportive del nostro territorio, la Pallacanestro Piovese e il Due Stelle di Brugine.

Un’altra iniziativa sociale è il percorso che abbiamo intrapreso con "I bambini delle fate", associazione veneta che promuove e aiuta a finanziare in tutto il territorio italiano attività per ragazzi e bambini affetti da autismo.

Un progetto molto innovativo che vorrei menzionare è stato avviato in collaborazione con il Comune di Piove di Sacco e la Cooperativa Germoglio. Si tratta del coinvolgimento di ragazzi che rischiano l'abbandono scolastico o la micro delinquenza in attività di aggregazione più positive, grazie all’intervento di educatori specializzati: un progetto concreto che vede gli educatori avvicinare i ragazzi che vivono situazioni di disagio sociale e coinvolgerli in un ambiente di ascolto dei loro bisogni, di conoscenza reciproca e dialogo costruttivo.

 

Per quanto riguarda la Governance?

Nel nostro primo piano di Sostenibilità, il 2022 è stato l’anno dedicato principalmente all’Environment, e il 2023 alle iniziative sociali. Il 2024 sarà l'anno della Governance, in cui racconteremo il nostro approccio e descriveremo com’è strutturata la Governance di CAREL. Come previsto dalla legge, siamo dotati di un consiglio d'amministrazione, un collegio sindacale e di vari comitati. Ma credo sarà più importante spiegare e raccontare in che ambiente viviamo e come funzionano le organizzazioni in cui lavoriamo, ma soprattutto qual è lo sforzo che viene fatto quotidianamente che spesso purtroppo è nascosto.

 

Cosa sono e a cosa servono i diversi rating ESG? Quali sono i più importanti?

I rating sono di due tipi, solicited e unsolicited. I primi sono quelli che chiediamo noi, affinché ci venga dato un voto per le nostre performance sui temi ESG.

E poi ci sono gli unsolicited, chiesti dai fondi di investimento che vogliono valutarci e capire se siamo idonei per un investimento. Devo dire che quando è stato richiesto il rating da parte di terzi, l’investimento poi è sempre avvenuto. Ciò fa capire quanto interesse c'è da parte dei fondi di investimento su questi aspetti e quanto le nostre performance sono meritevoli.

In fatto di rating stiamo crescendo costantemente, sia sui punteggi che valutano le azioni "ambientali" che sull’aspetto sociale. Il fatto di trovarci nelle prime posizioni ci fa capire che la strada verso la sostenibilità che stiamo percorrendo è la strada giusta.

Ogni anno poi i criteri di valutazione evolvono, perciò ci troviamo costantemente a doverci confrontare con nuove sfide. Questi rating sono quindi molto utili, anche se assolvere a tutti i requisiti è sempre molto impegnativo, e i colleghi in CAREL lavorano veramente in maniera durissima, non per mantenere i voti, ma per migliorarci costantemente.

 

Come viene promosso e condiviso nel Gruppo l’approccio ESG? È cresciuta la sensibilità interna negli anni?

L'approccio ESG è evoluto ed è cresciuta la sensibilità interna negli anni, non solo grazie a un’attività di formazione e informazione verso i colleghi, ma anche e soprattutto grazie al fatto che CAREL è un'azienda giovane. L'età media dei nostri colleghi è bassa e i giovani oggi sono interessati a questi temi e vogliono lavorare in aziende sostenibili: ci siamo ritrovati, negli ultimi anni, a essere noi stessi intervistati nei colloqui di lavoro su quanto siamo sostenibili. I giovani chiedono quali sono le nostre attività per la salvaguardia dell'ambiente e per il sociale, perché non è più conveniente o accettabile lavorare in aziende che non hanno a cuore, o non investono, in queste attività.

Ed è giusto che le nuove generazioni chiedano di lavorare in aziende che corrispondono a determinati criteri. L'unico modo per rispondere a queste richieste per essere attrattivi nei confronti dei talenti, è alzare l’asticella in termini di sostenibilità.

Ma c'è ancora tanto da fare, e sicuramente i prossimi anni saranno anni in cui un cambio di cultura sarà fondamentale. Per esempio, per quanto riguarda il trasporto, visto che CAREL non è raggiunta dai mezzi pubblici. Sono fiduciosa che anche a livello politico ci sarà un supporto nei prossimi anni, ad esempio per promuovere i trasporti sostenibili, come la costruzione di piste ciclabili.

 

Quanto sono sentite le tematiche ESG nel nostro ambiente, e in quello dei clienti e dei fornitori?

Il nostro settore è molto maschile, e per noi donne integrarsi è difficile, ma sappiamo che nei settori in cui ci sono donne (e lo dico con orgoglio) si sta più attenti alla sostenibilità e all'impatto sociale.

In un mondo così tecnico, mi piace pensare che in CAREL ci spingeremo a promuovere sempre di più le nostre attività sociali. Mi piacerebbe che un giorno la sostenibilità sociale arrivi a essere sentita tanto quanto quella ambientale. Non è una scusante dire che, essendo un mondo maschile, è difficile trovare figure femminili nelle posizioni apicali. Non è una scusante dire che le ragazze non sono adatte ai percorsi STEM, ma alle materie umanistiche. Non si tratta solo di un problema della scuola, o dell'università, o della società, ma è anche un nostro problema e su questo dobbiamo lavorare a livello di Governance.

Oggi c'è un obbligo di quote rosa nei CDA e CAREL ha addirittura una prevalenza femminile nel Consiglio di Amministrazione: abbiamo rotto un muro, ma solo nel CDA e nella produzione in cui la maggioranza degli addetti è in prevalenza femminile. C’è poi tutta un’area, quella del middle management, in cui forse l’universo femminile non è ancora sufficientemente rappresentato.

Ci lavoreremo sicuramente nel prossimo piano di sostenibilità. Sicuramente, in un’Italia dove la gestione dei figli e degli anziani è a carico delle donne, non sarà facile, a meno di non darci, a livello aziendale, degli obiettivi specifici. Anche sul tema maternità dovremo lavorare molto ma sono sicura che, nel prossimo piano di sostenibilità, andremo ad affrontare anche queste barriere culturali nella nostra società.

Sicuramente l’ingresso nel gruppo CAREL di Kiona (società svedese) potrà aiutarci nello studio delle best practice nella gestione della gender equality in cui il Nord Europa è avanzato. Abbiamo in programma, per il prossimo anno, delle visite del team ESG nei vari stabilimenti e nelle varie filiali per scambiare opinioni e best practice e siamo curiosi di capire, in tutto il mondo, come vengono gestite questa e anche altre tematiche. Più della metà dei nostri colleghi è straniera, quindi non possiamo più basare il nostro modus operandi su quello che è il sistema italiano. Dobbiamo creare invece un sistema CAREL, sviluppando degli standard rispettosi delle culture di tutti e attenti alle necessità di ciascuno.

 

 

 

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