Intervista Luigi Rossi Luciani - ver2

"Era un venerdì pomeriggio. Essendo una bellissima giornata di sole, presi un libro e andai a sedermi all'aperto [...] Due mesi dopo io, insieme a tre soci, fondammo C.AR.EL."

Quale fu la scintilla che portò alla nascita di CAREL?

Era un venerdì di settembre del 1973.
All’epoca gestivo il Nastrificio Victor, azienda di famiglia che esiste tutt’ora, e che opera nel settore tessile. Era un periodo di sospensione economica del settore, c’erano pochi ordini e quel pomeriggio non avevo più voglia di stare in ufficio.

Ho preso un libro e sono andato a sedermi all'aperto, nel giardino di un caffè del centro di Piove di Sacco, in una bellissima giornata di sole. In quel momento è passato per di là mio cugino, Rocco Cilenti, che ovviamente si è stupito del fatto che a quell’ora non fossi in ufficio. Così mi ha proposto di accompagnarlo a Milano, perché stava andando a visitare un fornitore che costruiva armadi elettrici per la Hiross, azienda locale che produceva condizionatori per centri di calcolo.

E due mesi dopo io, insieme a tre soci (lo stesso Rocco Cilenti, Luigi Nalini e Giancarlo Galvani), abbiamo fondato la C.AR.EL: Costruzione Armadi Elettrici. Infatti, senza grandi e complicate indagini di mercato, da quella visita, avevo intuito l’opportunità di portare la produzione di armadi elettrici direttamente qui, vicino a Hiross.

Quale fu la scintilla che portò alla nascita di CAREL?

Era un venerdì di settembre del 1973.
All’epoca gestivo il Nastrificio Victor, azienda di famiglia che esiste tutt’ora, e che opera nel settore tessile. Era un periodo di sospensione economica del settore, c’erano pochi ordini e quel pomeriggio non avevo più voglia di stare in ufficio.

Ho preso un libro e sono andato a sedermi all'aperto, nel giardino di un caffè del centro di Piove di Sacco, in una bellissima giornata di sole. In quel momento è passato per di là mio cugino, Rocco Cilenti, che ovviamente si è stupito del fatto che a quell’ora non fossi in ufficio. Così mi ha proposto di accompagnarlo a Milano, perché stava andando a visitare un fornitore che costruiva armadi elettrici per la Hiross, azienda locale che produceva condizionatori per centri di calcolo.

E due mesi dopo io, insieme a tre soci (lo stesso Rocco Cilenti, Luigi Nalini e Giancarlo Galvani), abbiamo fondato la C.AR.EL: Costruzione Armadi Elettrici. Infatti, senza grandi e complicate indagini di mercato, da quella visita, avevo intuito l’opportunità di portare la produzione di armadi elettrici direttamente qui, vicino a Hiross.

Quanti eravate? Chi fu il primo gruppo di persone a lavorare in CAREL?

All’inizio eravamo davvero in pochi: c’erano 4-5 ragazzi che si occupavano della produzione e un paio di impiegati. Erano tutti compaesani che sono entrati in questa neonata azienda attraverso il passaparola ed erano davvero bravi. Il primo in assoluto fu Mario Chinello che aveva delle forti competenze tecniche, lavorando già nel settore, e lui ha formato poi tutti gli altri.

Ci siamo però presto accorti che bisognava fare qualcosa di più: gli armadi elettrici erano prodotti molto semplici e dalla marginalità bassa, per cui abbiamo esplorato nuove strade e l’azienda ha cominciato a crescere.

Negli anni, quindi, la produzione e il portafoglio prodotti si sono ampliati e C.AR.EL. è diventata semplicemente CAREL, un nome che ci ha decisamente portato fortuna.

"Il nostro primo settore è stato il condizionamento. Poi ci siamo rivolti alla refrigerazione, dove la concorrenza è da sempre più serrata e spesso con aziende che erano, e ancora sono molto, più grandi di noi. Vista la nostra crescita, alcune di queste si sono proposte per acquisirci."

Qual è stata la prima sede di CAREL?

La crescita ci ha portato a cambiare periodicamente sede, perché presto, quella dove ci trovavamo si rivelava troppo piccola per contenerci tutti.

La prima, nel 1973, è stata un capannone a Corte di Piove di Sacco (PD) lasciato da una ditta che era appena fallita e aveva chiuso. Poi ci siamo spostati un altro paio di volte, fino ad arrivare nella zona industriale di Brugine (PD), dove siamo presenti ancora oggi e abbiamo costruito 6 edifici, gli ultimi due che apriranno proprio durante quest’anno.

Qual è stata la chiave di questa crescita?

CAREL è nata perché abbiamo intravisto un’opportunità e non ce la siamo fatta scappare. Ed è nata dalla curiosità, dalla volontà di imparare.

Perché nella vita non si può smettere di imparare, non ci si può fermare. Allora, come oggi, anche se ora è tutto velocissimo. È tutto più accelerato.

C'era bisogno di cogliere le opportunità che si presentavano, ma nessuno all’inizio, ovviamente, pensava che saremmo cresciuti così. Ci siamo però presto resi conto di essere un'azienda un po’ unica, perché oltre ad avere delle buone competenze, sia di elettronica che di meccanica, avevamo forse qualcosa in più degli altri: conoscevamo molto bene l'ambiente in cui venivano applicati i nostri prodotti e questo ci ha permesso di migliorare e innovare.

La chiave è stata quindi la voglia di migliorare se stessi, voler fare le cose bene. E c'era la voglia di fare cose nuove. Avevamo ingegneri giovani e molto validi come Corrado Marchetti e grazie a loro abbiamo raggiunto un certo tipo di qualità.

Il vero salto, però, l’abbiamo fatto con l’arrivo di Umberto Bianchini (tutt’ora presente in azienda come Innovation Manager) nel 1986. Con lui, siamo entrati nel settore dei controlli elettronici programmabili, settore in cui siamo stati dei pionieri: siamo passati dall’analogico al digitale, applicando queste tecnologie ai nostri prodotti.

E l’azienda intanto cresceva non solo nell’ampliamento di gamma, ma anche e soprattutto a livello organizzativo; nei primi anni 2000, ho seguito con interesse dei corsi organizzati dalla Camera di Commercio sulla filosofia lean e grazie a quell’esperienza abbiamo iniziato qualche anno dopo ad applicare la lean in CAREL.

 

 

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