Compressori a vite

I compressori a vite sono basati su un meccanismo composto da due viti interconnnesse chiamate rotori. Quando i rotori girano, il fluido viene aspirato attraverso la porta di entrata, riempendo così il volume tra due lobi.

Quando gli spazi tra i lobi sono pieni di fluido, l’aspirazione si interrompe e il fluido tra i lobi viene costretto, mediante rotazione, all’interno di uno spazio sempre più ridotto, causandone la compressione. Quando i lobi raggiungono una determinata posizione, il fluido compresso viene scaricato completamente attraverso la porta di uscita.

Questi compressori richiedono una lubrificazione abbondante data l’ampia superficie di interconnessione tra le due viti. Un’abbondante lubrificazione e il conseguente raffreddamento dell’olio, tramite un apposito scambiatore di calore, garantiscono rapporti di compressione più elevati rispetto a quelli dei compressori alternativi, il che implica un uso maggiore sia nell’ambito della refrigerazione (centrali frigorifere) che della climatizzazione (grandi refrigeratori ad R-410A).
I modelli più evoluti sono dotati di un meccanismo composto da un cassetto a scorrimento in grado di aprire un passaggio tra l’entrata del refrigerante ed il vano del compressore in una posizione in cui i rotori hanno già parzialmente compresso il fluido. Questa sorta di by-pass consente una parzializzazione della capacità frigorifera per meglio adattarsi alle condizioni di carico parziale ed incrementare l’efficienza del sistema. Il cassetto è mosso da un complesso sistema di elettrovalvole azionate anche tramite differenziale di pressione. A seconda della sequenza di azionamento delle valvole, è possibile ridurre la capacità frigorifera a passi del 25% circa rispetto alla massima (generalmente 100-75-50%). Nei modelli più sofisticati esiste anche la possibilità di generare uno scorrimento continuo della capacità di raffreddamento.
 

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